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Book trailer del libro "La vita è dura nei dettagli"

 

Book trailer del libro "Storie di ordinaria fonia"

Un breve estratto dal libro "Storie di ordinaria fonia" - Pagine 88-89

MUSICISTI VS FONICO

Talvolta i rapporti fra musicisti e fonico non sono idilliaci. Il soundcheck(1) è il momento critico, se non si crea un clima di fiducia fra le parti spesso possono nascere tensioni e fraintendimenti.
Qualche volta il musicista vede il fonico come un ostacolo fra la propria arte e il pubblico, un tipo che se ne sta lì seduto al mixer, con la birra in mano e la testa da un’altra parte. Di solito è anche un ottimo alibi per un esecuzione scadente: “Ho suonato male perché non mi sentivo nelle spie.”
Uno dei personaggi più temuti dai tecnici è il “musicista-che-vuol-fare-il-fonico”. Con questo non voglio dire che tutti i musicisti sono impreparati dal punto di vista strettamente tecnico, anzi, dico solo che ognuno deve fare il proprio mestiere. È spiacevole, molto, che mentre stia facendo il soundcheck della batteria il bassista si piazzi accanto al mixer e ci metta le mani sopra, magari senza neanche chiederlo, vi assicuro che mi è capitato.
Partiamo con il tour dei musicisti che odiano i fonici.
Il gruppo è arrivato, ha montato i propri strumenti, possiamo cominciare il soundcheck.
Il batterista può rendersi odioso in vari modi, il più comune è presentarsi con uno strumento che suona male. Pelli allentate, troppo tese o completamente consumate, meccaniche che vibrano ecc. O, più semplicemente, una batteria scadente e la pretesa di trasformarla come per magia, tramite microfoni e mixer, in quella che si ascolta nei dischi dei Queen.
Cominciamo dalla cassa, la pelle davanti non ha il buco per introdurre il microfono all’interno, ma lui vorrebbe che il suono avesse molta “punta” e definizione, impresa impossibile. Faccio del mio meglio ed andiamo avanti con il rullante, che è di metallo e sottile, quindi suonerà sempre un po’ “funky”, e questo è un problema se la band fa heavy metal, il controllo dei bassi sul mixer non riesce ad aggiungere quello che non c’è.
Quando alzo il volume del primo tom sento una sgradevole vibrazione sui bassi.
Vado sul palco per sincerarmi della corretta posizione del microfono, sembra a posto, quindi dico al batterista che forse ha la pelle del tamburo un po’ allentata.
Il tastierista si intromette della conversazione: “Secondo me dovresti tagliare le frequenze sotto i 15 hertz.”
“Sotto i 15?” Replico: “Ma l’orecchio non percepisce frequenze così basse...”
“Certo, ma le vibrazioni di risonanza producono delle sub-armoniche che si spingono anche sotto la soglia dell’udibilità e possono risultare fastidiose. Comunque, con un’adeguata regolazione della banda passante del mixer si dovrebbe...”
Si sta avventurando in territori pericolosi, ne ho pietà e quindi lo interrompo: “Ma tu fai il fonico?”
“No, però è tanto che suono e...”
“Be’, anch’io guido la macchina da molti anni, ma non per questo saprei fare il meccanico.”
“Che centra il meccanico con il suono della batteria?”
“Era un’analogia, ovviamente.”
“Analogico? No, no! Questo è digitale.” Ribatte, indicando il piano elettrico.
Potremmo andare avanti così all’infinito, ma visto che questi non sono i provini per Zelig, preferisco tagliar corto... (segue)

note: (1) Il soundcheck è un'attività che si svolge prima dei concerti e che prevede il controllo delle impostazioni audio da parte dei tecnici del suono, al fine di equilibrare i volumi e le frequenze.

Datemi un martello

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